Serrara Fontana

Un paradiso tra terra e mare

Il comune di Serrrara Fontana si estende su un’area di circa 6.69 kmq e si trova nella parte Sud dell’isola di Ischia. Un territorio molto particolare che comprende sia aree montane che aree costiere.
Il Monte Epomeo, che si erge a 789m dal livello del mare conta sui suoi versanti tanti piccoli insediamenti un tempo rurali, nuclei residenziali dagli incantevoli nomi greci, e offre panorami naturali di una bellezza disarmante, con particolari canyon rocciosi e spettacolari scorci attraverso cui poter osservare, in lontananza anche altre località del Golfo di Napoli.
I canyon, le cui pareti in molti punti sono di roccia friabile, erano utilizzati come nascondigli naturali per criminali fuorilegge di epoche lontane, e gruppi di briganti controllavano la zona nel 17mo e 18mo secolo.
Oggi costituisce uno dei comuni più particolari e belli dell’isola d’Ischia, un territorio che offre la possibilità di prendere parte ad attività tipiche della montagna come l’escursionismo e l’equitazione e ad attività legate al mare, come lo snorkeling e la nautica, senza dimentica le meravigliose terme naturali.

Fontana
A circa 452 metri dal livello del mare si trova Fontana, il nucleo abitativo posto più in alto di tutta l’isola. Le piccole stradine che si diramano dal centro del paese conducono verso la vetta dell’Epomeo e vi sono anche dei punti in cui poter praticare equitazione o, semplicemente, esplorare l’area in sella ad un cavallo. In passato anche la vetta dell’Epomeo veniva usata come un punto di avvistamento per le navi pirata in quanto da essa si domina l’intera isola e posso essere controllate tutte le coste. Ad oggi vi è ancora una base radar militare il cui accesso è vietato.

 

Sant’Angelo

Sant’Angelo è un incantevole villaggio pedonale, con un caratteristico porticciuolo e spiagge sabbiose, incontaminato e fascinoso.

Stradine basolate, boutiques, ristoranti e bar provvedono a fornire una perfetta atmosfera mediterranea. E non è un caso se viene chiamata la “perla dell’isola”. Il villaggio, il più del tempo, è completamente chiuso al traffico veicolare e vi sono dei carrellini elettrici per il trasporto di merci e persone.

Come per la sua conformazione, anche la sua storia è molto particolare. Le cronache riportano che furono i monaci benedettini a costruire un monastero sulla rocca che si trova sul lato opposto del villaggio, connessa all’isola da un istmo sabbioso, attraversabile solo quando le condizioni meteo-marine erano favorevoli. I monaci avviarono varie attività sul territorio, tra cui la coltivazione, sull’isolotto, di grano, orzo, viti, olive e avviarono anche un frutteto.

Lo stesso Re che fortificò il Castello Aragonese nel 1441 circa costruì due torri di guardia sull’isolotto, un ottimo punto di osservazione. Poco cambiò in quei luoghi fino al 2 giugno 1808 quando l’isola occupata dalle truppe francesi fu bombardata dalla flotta anglo italiana ai comandi dell’Ammiraglio Steward dalle ore 10.00 alle ore 15.00, attacco che provocò non pochi danni alla torre e al monastero. Steward ritornò l’anno dopo, nel luglio del 1809 e bombardò ed occupò il Castello e distrusse la Torre di Sant’Angelo. Miracolosamente la statua di San Michele non subì alcun danno e fu trasferita alla chiesa presente sulla collina nel 1850 circa.

I residenti del borgo di Sant’Angelo erano, per la maggior parte, pescatori o contadini impegnati nella coltivaizone delle viti che si trovano sulle colline. Alcuni, poi, investirono tutte le proprie risorse nell’acquisto di imbarcazioni per poter trasportare i vini verso varie regioni italiane, come la Toscana, la Liguria e la città di Roma, gestendo, così, quasi tutto il commercio dell’isola. I vecchi magazzini presenti lungo la costa, oggi, sono stati trasformati in negozi e ristoranti. Le botti venivano condotte a Sant’Angelo da tutta l’isola, specialmente da Fontana e Fiaiano, a dorso di muli o a piedi, percorrendo delle mulattiere che attraversavano i villaggi di Panza e Forio.

La piazzetta al centro di Sant’Angelo era, tra le tante altre cose, il luogo deputato per l’assaggio della qualità dei vini. Solo dopo aver passato questa fase veniva spostato sulla spiaggia per essere poi caricato a bordo delle imbarcazioni in partenza.

Durante le due Guerre Mondiali, poi, l’economia tornò a basarsi, maggiormente, sulla pesca, con i pescatori che, aiutati anche dalla presenza di molti delfini, riuscivano ad individuare banchi di sardine, calamari, polipi e aragoste.

E’ nel 1930 circa che Sant’Angelo inizia a registrare n deciso incremento delle visite di turisti solitari innamorati dei luoghi, delle sue stradine, dei belvedere a picco sul mare e delle particolari architetture mediterranee che lo rendono uno dei borghi più belli al mondo.

Ai giorni nostri è proprio l’indotto legato al turismo a costituire una delle fonti primarie dell’economia del borgo che ha saputo conservare il suo spirito vero e antico, accogliendo i turisti senza stravolgere la propria identità.

 

Ciglio
Sospeso tra i campi coltivati e le pendici dell’Epomeo vi è il piccolo villaggio rurale del Ciglio. Un territorio incontaminato e particolare i cui abitanti preservano gelosamente la sua identità. Molto particolare è l’architettura con tante case scavate nella roccia. Non mancano allevamenti di capre e pecore.

 

 

DA NON PERDERE

Le case di pietra
Durante una delle tante eruzioni che hanno visto protagonista la nostra isola, grandi massi di tufo rotolarono giù dal versante del Monte Epomeo e si accumularono in una vasta area. I contadini, da quei massi, ricavarono materiali per la realizzazione di case, cantine e chiese. Furono anche usate come rifugio durante gli attacchi dei pirati. Ve ne sono circa 100 in questa area, la cui realizzazione fa dal 1595 al 1813. Alcune sono ancora utilizzate come cantine, altre sono diventate ristoranti.

Epomeo
L’Epomeo non è un vulcano nel vero senso della parola, è più il risultato di una eruzione vulcanica. E’ un grande pinnacolo di tufo verde che domani, dal centro, l’intera isola di Ischia. I margini del cratere sono ora ricoperti da una lussureggiante vegetazione e e vecchi canali creati dalla lava.
I greci individuarono il nome “Epomeo” per questo grande punto di osservazione quando trovarono i villaggi di Noia e Toccaneto. Uno dei miti del tempo vuole che Tifeo, uno dei giganti che sfidarono Zeus sul Monte Olimpo, fu incatenato proprio al di sotto dell’isola e siano i suoi tentativi di liberarsi a causare piccole scosse e altri fenomeni naturali.
Il Monte attrasse eremiti lungo i secoli e fu realizzato un eremo nella roccia della montagna stessa nel 1400 circa. Una storia particolare vede, nel 1700, un Governatore dell’isola, Giuseppe D’Argouth, abbandonare tutti i suoi averi e ritirarsi come un eremita sul Monte Epomeo. Allargò la chiesa e comprò appezzamenti di terreno per garantirsi l’indipendenza. Morì all’età di 74 anni senza aver mai più lasciato l’Epomeo.
L’ultimo degli eremiti fu un uomo isolano molto religioso che, dopo la guerra, nel 1947, divenne un monaco e andò a vivere in ritiro. A miseria ed il freddo non lo fermarono. Comprò un mulo e vendeva la legna per i camini presso il villaggio, gli affari andavano bene e comprò, con i profitti, una statua di San Nicola. Scavò celle dalla roccia per ospitare viaggiatori e organizzava feste in onore del Santo. Nel 1963 dopo 16 anni da eremita lasciò la montagna per prendesi cura dell’anziana madre. Sciolse i voti, si sposò ed ebbe 9 figli.
L’eremo è stato da poco restaurato e può essere visitato, la struttura di fianco è diventata un punto ristoro.
Lungo i versanti dell’Epomeo si trovano anche i pozzi della neve, profonde cavità scavate nella roccia in cui conservare la neve caduta durante l’inverno, come da tradizione greca. Una abitudine in voga fino al 1800 quando questa neve veniva trasferita anche alla corte del Re di Napoli, era un bene di lusso specialmente in estate e prescritta dai medici – richiestissimo il vino con un po’ di neve…

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