Barano d'Ischia

Sorgenti termali, spiagge e terre coltivate: l'anima contadina di Ischia

Lungo i versanti interni e montuosi dell’isola vi è il comune di Barano con poco men di 8mila abitanti e una superficie di circa 11 kmq.

L’area, prevalentemente composta da campi agricoli, si sviluppa dalle pendici del Monte Epomeo e incorpora vari borghi, nascosti tra le colline e le gole, luoghi creati dai contadini, i cui nomi, rievocativi, sono, ad esempio, Molara, Piedimonte, Schiappone e Fiaiano. L’ultima eruzione vulcanica che ha interessato l’area risale al 1301 e durò due mesi, gennaio e febbraio. La lava raggiunse il mare e quando raffreddò trasformò l’area in un territorio nero e, per molto tempo, fu indicata come l’area incenerita.

Il suolo è estremamente fertile e quasi tutto cresce in modo rigoglioso, aiutato da un clima clemente. Alcune specialità sono i pomodori, le arance, i limoni, le olive, noci e naturalmente l’uva. Le viti furono introdotte dai greci approssimativamente nel 750 aC e sono cresciute anche grazie al tufo presente nel suolo. La produzione e l’esportazione di vino ischitano nel 16mo secolo era molto ampia e continuò fino alla seconda Guerra Mondiale, ora è il turismo ad essere il settore economico principale. Ci sono, comunque, molti vigneti importanti che producono ed esportano vino locale utilizzando metodi legati alla tradizione, con le antiche cantine che costellano il territorio. Queste cantine sono ricavate dal tufo e sono dei luoghi perfetti per conservare i prodotti.

Vi sono anche gli animali da cortile, come galline, polli, tacchini, maiali, pecore e conigli, la specialità locale.

La piazza principale di Barano offre una vista panoramica di ineguagliabile bellezza ed è il punto di inizio ideale per splendida passeggiate nell’entroterra.

 

SPIAGGE
Quella dei “Maronti” è la spiaggia più lunga dell’isola, un tempo approdo per i pirati che giungevano sull’isola. Questo arenile fu quasi totalmente distrutto in una delle tempeste più forti mai registrate, nel dicembre 1999, tempesta che provocò non pochi danni in tutta l’isola.

 

NITRODI
La fonte di Nitrodi, fondata dai greci, ha dei bassorilievi in marmo del II secolo dC che rappresentano Apollo e varie ninfe delle acque e, si crede, erano presenti all’interno di una grotta o nicchia posizionata molto vicino alla sorgente. Queste placche vennero portate presso il Museo Nazionale di Napoli da Re Borbone e, di recente, riportate sull’isola. Possono essere viste presso il Museo Archeologico di Villa Arbusto a Lacco Ameno.

Le acque, miracolose, sono chiare e inodori, della temperatura di circa 24 gradi centigradi e sono note per le loro proprietà curative e sono eccellenti per curare problemi alla pelle, infertilità femminile e possono essere bevute per risolvere problemi gastrici.

 

CURIOSITA’

Apollo era considerato un curatore e le ninfe erano poste a guardia delle acque termali.

 

 

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